SENZA ORARIO, SENZA BANDIERA: FIUME- DUBROVNIK, UN VIAGGIO MINIMALE A FILO DELL’ACQUA A BORDO DI UN SEA KAYAK
Nel centenario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale ho scelto di salpare dal porto di Bakar, (Fiume) famoso un tempo per La beffa di Buccari, celebrata con patriottica retorica dal D'Annunzio. I 600 km di solitario trekking nautico mi hanno impegnato 16 giorni, da martedì 21 luglio a mercoledì 5 agosto. Raggiunta però Dubrovnik ho vissuto un’ odissea terrestre: con la costruzione dell’autostrada i traghetti per Fiume sono stati soppressi. Depositato con fatica il kayak in un magazzino grazie ad un bevitore locale, in quanto nei vari uffici di competenza nessuno mi aiutava e la burocrazia li rendeva ciechi, intuendo che il kayak con ruote poteva dormire tranquillo in un garage, in compagnia di qualche auto, ho raggiunto, in14 ore di pullman, Fiume e la macchina. Ripresa l’autovettura sono ridisceso all’antiche mura di Ragusa. Visitata la bellissima città, la Coppa America della mia fatica, ho risalito con calma la frastagliatissima costa croata.
IL KAYAK TRIP: molte meraviglie sfuggono ai ricchi sui ferri da stiro:non si vedono dagli yacht grotte incantate, mosaici di roccia, baie da sogno
I 600 km di trekking nautico si possono suddividere in due parti: le isole esterne, solitarie e spesso spopolate e la costa, più antropizzata. Interessantissima la selvaggia scogliera orientale di Cherso, dove ho avvistato moltissimi grifoni, tra i più grandi rapaci europei. La tappa più impegnativa è stata sicuramente Osor Premuda, 51km, compresi i 15 di traversata di mare aperto Ilovik- Premuda: in mezzo al mare c’è solo un’isola grande come un cortile con un faro. Un leggero vento da nord mi ha aiutato e alle 9 di sera sono approdato in una solitaria caletta giusto in tempo per godermi il tramonto. L' esperienza forse più bella e strana è stata l'approdo nell’ isola di Skarda ormai spopolata: nel villaggio abbandonato d'estate vivono due famiglie di turisti, una tedesca e l’altra slovena, moderni Robinson Crusoe, senza luce e connessione internet. Tutti gli isolani sono emigrati, molti negli Stati Uniti. Una sirena tedesca, in perfetto italiano, mi ha detto che nella vicina Ist, invece, era in programma per la notte una festa Rave. Evitata Ist ed i “ fuori di testa”, la sera ho raggiunto l’isola di Molat, dove la bora mi ha bloccato un giorno. Ho costeggiato l’Isola Lunga e dopo due giorni sono entrato alle Incoronate, le Isole della Luna. Brulle e prive di vegetazione, le 152 isole Kornati ricordano davvero i paesaggi lunari. D’estate, due volte alla settimana, una barca dipinta di rosso fa il giro dell’arcipelago delle Incoronate. Quando la vedono arrivare le donne delle case (poche), racchiuse nelle baie protette dal vento prendono le borse e si avvicinano al molo. E i turisti ( pochi anche a ferragosto! ) corrono sul molo. Questa barca è il supermercato delle Kornati. Nella stiva ci sono pane fresco, uova, pomodori...Giornali di due giorni prima per chi ha voglia di sapere come va il mondo. Dura la vita dei vacanzieri emuli di Robinson su queste isole spazzate dalla bora o dal maestrale. Poca acqua dolce di origine piovana, raccolta in enormi terrazzi, da prendere al pozzo, luce elettrica prodotta dai pannelli solari, la connessione al cellulare ed ad internet instabile o inesistente.
Alla fine delle Incoronate un blogger di Trento mi ha invitato a cena nella sua casetta presa in affitto. Raggiunto l’Arcipelago di Sebenico con una serie di grandi traversate sono infine approdato sulla costa, sul continente. Qui ho vissuto la seconda parte del viaggio a filo dell’acqua, la parte più antropizzata. Ora dovevo badare di più agli uomini che alla natura selvaggia. Raggiunta Spalato ho avuto l’unico guaio fisico : una fastidiosa congiuntivite ad un occhio, per fortuna il collirio fa miracoli. Superate le folle di Makarska sono giunto alle foci della Neretva, un’oasi di verde in un universo di roccia calcarea. Entrato nel canale di Mali Ston ho aggirato lo sbocco al mare della Bosnia di Neum: rischiavo di bagnare la carta di identità! A Mali Ston il “ fiordo “ finisce: caricato il kayak sul carrello, ho percorso un paio di km su terra. Dopo le saline di Ston ho rimesso la barca in acqua e , sempre lungo la costa, ho raggiunto il porto di Dubrovnik, la città murata. E’ fantastico arrivare in kayak, nei porti in mezzo ai giganti del mare e alle navi da crociera. Un vecchio marinaio mi ha stretto la mano, quando gli ho detto che venivo da Rijeka, poi mi aspettavano Ragusa e le sue mura, il premio finale di un indimenticabile viaggio minimale.
I 600 km di isole e costa della Croazia non saranno più per me una semplice espressione geografica. Infatti quando sono in mare, prima ancora che me ne renda conto, la serenità arriva. Porta via le preoccupazioni - quelle autentiche e anche le piccole cose quotidiane senza importanza che ci fanno perdere la pazienza. Grazie al mare, se ne vanno tutte via da me - via, con le onde. In riva al mare esistono solo la tenacia che è stata necessaria per arrivare lì e la gratitudine di esserci arrivato. Lì ho imparato per la prima volta nella mia vita a sentirmi in pace, completamente concentrato e disteso. È il mio momento Zen
Uomo libero, avrai sempre caro il mare (Charles Baudelaire)
Concludo con un aforisma di Joseph Conrad "Il mare non è mai stato amico dell'uomo. Tutt'al più è stato complice della sua irrequietezza"...
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CROAZIA: DA FIUME A DUBROVNIK
CROAZIA: DA FIUME A DUBROVNIK
Ultima modifica di mariano il mer ago 12, 2015 10:52 am, modificato 1 volta in totale.
Re: CROAZIA: DA FIUME A DUBROVNIK
ciao mariano, bel viaggio.
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