Piccola relazione del trekking all'isola d'Elba

Facciamo conoscere i nostri percorsi abituali che facciamo in kayak/canoa e conosciamone di nuovi discutendone qui.
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ugo.montecalvo
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Piccola relazione del trekking all'isola d'Elba

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Piccolo resoconto della navigazione attorno all’isola d’Elba, fatta in solitaria in senso antiorario nei giorni 23÷27 maggio 2024.
NOTA:
in questo breve resoconto non mi soffermerò sugli aspetti ambientali, turistici e naturalistici, ma desidero solo dare delle informazioni pratiche per chi volesse fare un trekking nelle stesse zone.
23 maggio
Sono partito alle 2:20 del mattino da Fogliano, con destinazione Piombino (LI), dove sono arrivato verso le 9:15 (lungo l’autostrada, particolarmente trafficata dopo Bologna, ho incontrato due forti rallentamenti causa incidenti). Dopo aver fatto il biglietto del traghetto per un passeggero e il kayak (che paga come un pacco, poco meno di 5 Euro) nella biglietteria Toremar nei pressi dei parcheggi, ho lasciato l’automobile nell’unico parcheggio gratuito del porto. L’alternativa sarebbe stata uno dei tanti parcheggi a pagamento a 10 Euro al giorno. Con il kayak trasportato a mano, posizionato sul carrello, sono entrato nel varco del porto, fermandomi al bar prospicente gli imbarchi a fare colazione. Alle 11.30 mi sono imbarcato sul traghetto Bellini della Toremar e dopo circa 50’ di navigazione sono sbarcato a Rio Marina, bellissimo paese di pescatori del versante Nord Orientale dell’isola. Ho scelto questa località in quanto meno frequentata rispetto a Portoferraio e dotata di una spiaggetta proprio nell’ambito del porticciolo, da dove si può comodamente preparare il kayak per iniziare il trekking in tutta comodità.
Dopo una gustosa spaghettata con ragù di polpo e dopo aver riempito la borraccia ed aver posizionato le varie sacche stagne nei due gavoni, ho preso il mare alle 14:30 in direzione Nord, dalla spiaggetta di sabbia ferruginosa del porticciolo. Dopo aver doppiato Capo Vita sono giunto a Nisporto alle 17:30, dove ho passato la notte al campeggio Sole Mare (confortevole ed economico, con pizzeria e bar).
14,25 km – 2h45’

24 maggio
Al mattino, dopo aver smontato la tenda, ho fatto una buona colazione al bar, che mi ha dato la giusta energia per affrontare la nuova giornata. Riportato il kayak in spiaggia con l’utilissimo carrello, ho iniziato a pagaiare alle 9, giungendo in breve tempo a Portoferraio. Attraversato il corridoio dei traghetti di accesso al porto, valutando bene il loro transito, ho proseguito fino a Cala Paludella, per un panino e una birra. Dopo un’oretta di sosta con nuotata, ho ripreso la pagaia in mano e, dopo aver doppiato Capo d’Enfola, sono giunto a Forno, un borgo marinaro incastonato sotto il monte Tignoso. Dopo una gustosa insalatona al ristorante Art Gallery, di proprietà del fotografo Luciano Mortula, ho ripreso il mare, costeggiando il Golfo di Procchio e atterrando a Marciana Marina per un caffè e per sgranchire le gambe. Ripreso il mare, dopo un paio d’ore di navigazione e una sosta con nuotata alla spiaggia di Sant’Andrea, sono giunto nel piccolo scivolo di alaggio usato dai pescatori di Pratesi Mare, dove ho passato la notte “alla selvaggia” godendo di un tramonto emozionante.
31,5 km – 6h40’

25 maggio
Partenza da Pratesi alle 9:00 con sosta a Chiessi per la colazione, con minaccia di pioggia che per fortuna non arriva. Dopo aver superato la Punta Fetovaia il languore mi fa atterrare sulla spiaggia di Seccheto, dove mangio al fornitissimo chiosco “La Baracchina” fronte mare. Dopo una veloce nuotata, riprendo la navigazione fino a giungere a Marina di Campo, non prima di aver visitato una angusta grotta con la bocca di entrata e di uscita subito dopo Capo di Poro. Pernottamento nell’affollato campeggio La Foce, posizionato sull’estremità Est della lunga spiaggia di sabbia (il kayak rimane fuori dal campeggio, per mancanza di spazio interno, dicono alla reception).
21,3 km – 4h30’

26 maggio
Partenza da Campo alle 9.30, e dopo aver passato il Golfo della Lacona e quello di Stella faccio una breve sosta per un pasto al sacco alla spiaggia di Cala dell’Innamorata. Proseguo doppiando Punta Calamita, dove si vedono i resti di alcune miniere di minerale di ferro (la bussola di bordo sembra impazzita) fino alla spiaggia dei Sassi Neri, dove passo la notte “alla selvaggia”.
23,9 km – 5h

27 maggio
Ripreso il mare alle 9:00, sosta per la colazione a Porto Azzurro. Dopo aver superato Capo Bianco un fastidioso vento da NNE con mare formato mi accompagna fino a Rio Marina, dove arrivo alle 12:00. Dopo aver lavato l’attrezzatura e il kayak sul molo della piccola darsena, mi aspetta un buon pranzo di pesce alla trattoria da Ninè, dove incontro una coppia di camminatori che percorrono la Grande Traversata Elbana.
Km 14,25 – 2h45’
Alle 16:00 mi imbarco alla volta di Piombino, come sempre salgo a bordo per ultimo e sbarco per primo.

Tempo totale 22h circa – percorse 55,9 Miglia (103,5km)

Attrezzatura usata per la navigazione:
• Kayak modello SKD486 in diolene
• Pagaia groenlandese da 220 e pagaia di rispetto
• Giubbino aiuto al galleggiamento, paddle float, spugna e pompa sentina, paraspruzzi in neoprene, leash pagaia.
Attrezzatura usata per la notte, per il giorno e per alimentarsi (tutto messo in sacche impermeabili e riposte nei due gavoni):
• tenda da trekking da due posti autoportante, materassino gonfiabile e sacco a pelo. Cibo per due pasti, borraccia da 1lt, sacca d’acqua da 4 lt per lavarsi, merendine energetiche, cappellino, magliette m.l. anti uv, crema solare alta protezione, pila frontale, carte turistiche plastificate scala 1/25mila e il telefono.
Essendo l’isola molto antropizzata, si trovano trattorie dove si può mangiare e negozi dove fare la spesa anche se spesso a prezzi più alti di quanto siamo normalmente abituati: per questo motivo non ho portato l’attrezzatura per cucinare. Le due sere che ho dormito fuori dalle strutture ricettive (leggi spiaggia isolata), ho mangiato alimenti freddi. Gli isolani mi hanno sconsigliato di bere acqua della rete idrica, acquistando bottiglie di acqua minerale.
Lungo la costa si incontrano numerose persone che si immergono, spesso assistiti da motobarche dei centri diving, ma capita di incontrare subacquei solitari, non sempre dotati di palloni di segnalazione. In alcuni tratti di costa alta ho notato rocce e massi pericolanti: in quei casi sono rimasto almeno una ventina di metri al largo, per evitare spiacevoli conseguenze.
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